Antonella Cilento su La Babilonese: l'intervista al Corriere del mezzogiorno
In occasione della presentazione a Bari de La babilonese (Bompiani), Rosarianna Romano intervista la scrittrice Antonella Cilento per il quotidiano Il corriere del mezzogiorno. Questo l'inizio:
Questo libro racconta il tempo come gioco di specchi. Come nasce?
"La babilonese" è nata molte volte, come tanti sono i piani temporali che la attraversano. La prima? Forse quando avevo sei anni e fu ritrovata Ebla, città mesopotamica dal gigantesco archivio di tavolette cuneiformi, e io pensai che, mentre gli americani andavano sulla Luna, gli archeologi italiani andavano nel passato. Poi il romanzo è rinato pochi anni fa grazie a una mostra al Mann di Napoli dedicata agli Assiri, dove ho incontrato per la prima volta il nome di Libbali, moglie di Assurbsanipal, e quello di Henry Austen Layard, grande archeologo inglese., E una terza volta guardando i quadri di Aniello Falcone e leggendo i documenti della peste a Napoli. E ancora, e nato perché con il mio compagno siamo sopravvissuti al fallimento di un'azienda di recupero dati.
La storia comincia da molto lontano. da Ninive, cuore del regno Assiro, a quei tempi al centro del mondo. Che mondo era?
Ninive nel sesto secolo a.C. era New York: il centro potentissimo di un impero che si credeva immortale e si raccontava in infinite stringhe. Le tavolette cuneiformi sono in fondo gli algoritmi attuali: un enorme potere che tutto scrive e colonizza e schiavizza, pretendendo di controllare i destini di tutti e che non immagina nemmeno di essere in procinto di crollare (...)