Il sole non bagna Napoli
BEE, 2024
Il sole non bagna Napoli, edito da Bottega Errante Edizioni è un reportage narrativo sulla città più raccontata e chiacchierata al mondo.
Antonella Cilento in Il sole non bagna Napoli entra nelle ombre di una città dove tanto il sole quanto il mare sono apparenze esterne. Napoli, attraversata dal centro alle periferie e lungo i suoi innumerevoli strati temporali, riappare da parole di scrittrici e scrittori, da Felix Hartlaub a Fabrizia Ramondino, da E.T.A. Hoffmann a Eduardo De Filippo, da Giuseppe Montesano ad Anna Maria Ortese e molti altri. Mappe, decumani, specchi, giardini pensili, pavimenti, maghe, picari e madonne ricompongono un puzzle vivente di una creatura, forse femmina, molto antica, sfuggente e notturna: è fatta di carta, è solo immaginaria?
Napoli è una città che sorprende e cattura, non si presta a descrizioni esclusivamente orizzontali o verticali, ma piuttosto a narrazioni concave e convesse. Per la scrittrice Antonella Cilento si possono fare molti attraversamenti: «andare da un punto a un altro in orizzontale o dal mare alla collina, da un museo a una chiesa, percorrere i decumani che tagliano il centro antico, scendere nel sottosuolo e percorrerlo. La città si può guardare dall’alto, si può guardare dal mare, si può guardare dal basso e dall’interno: ma la verità è che la città, spesso definita verticale (e porosa da Walter Benjamin), è in realtà una città composta di strati discontinui, di improvvise aperture, di salti indietro, di precipizi, di voli. Davvero appartiene alle geometrie escheriane, decisamente non euclidee. Non è difficile che le rette parallele a Napoli si incontrino, sia nell’architettura, sia nel tempo che scorre in modo inatteso. Dal sottosuolo alle nuvole tutte le epoche sono ammucchiate per strati: niente è stato raso al suolo, tutto è stato inglobato, nessuno è davvero mai completamente scomparso. Ogni strato ne incontra altri, si mescola e si compromette: e questo continua ad accadere anche nelle persone, nelle loro vite, nelle abitudini quotidiane».