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Un caffè con Antonella Cilento

segrate

Una lunga intervista ad Antonella Cilento è uscita sul blog del Gruppo di Lettura della Biblioteca Comunale di Segrate. Ne pubblichiamo l'inizio rimandando al sito originale per la lettura completa.

Caffè o tè?
Senza alcun dubbio tè. Bancha, se sto pasteggiando o a casa, caldo d’inverno, freddo d’estate. Con l’anice stellato o la cannella, al meglio. Se sono in giro, va bene del tè nero o del tè verde o anche tè comune, basta che non sia proprio pessimo… In altri tempi avrei del tutto escluso il caffè: è una delle stimmate dei napoletani come me e in un vecchio libro, che s’intitolava Non è il paradiso, la protagonista escludeva assolutamente caffè e pizza dalla sua alimentazione, perché rappresentavano un’identificazione obbligata. Un tempo il caffè mi dava seri problemi, ora ogni tanto lo prendo, ma dev’essere buono. Caffè Passalacqua. O Caffè Delizia, una piccola torrefazione di Cuma, che distribuisce solo nei Campi Flegrei e in alcuni bar napoletani, pochi e selezionati. Tostano il caffè a legno, niente vapori, niente chimica. Un altro sapore. Stiamo pur sempre parlando di riti e dunque di abitudini sacre!
 
Cosa sta leggendo?
Il culto delle immagini di Hans Belting, Facce, una storia del volto dello stesso autore, un saggio de Il Mulino sull’antropofagia nel Medio Evo, Tumbas di Cees Noteboom, Il tesoretto dell’amico di casa renano di Johann Peter Hebel e ho da poco attaccato Michel Faber, Il libro delle cose nuove e strane. Il professor Belting, che è uno dei massimi storici dell’arte al mondo, è da poco passato da Napoli e ho avuto la fortuna d’intervistarlo. Mi ha raccontato cose magnifiche dei suoi primi viaggi negli anni Cinquanta a Napoli, l’impressione fortissima di uscire dal Museo Archeologico e incontrare una processione di animali, nel giorno dell’Epifania. Erano gli animali dello zoo che andavano lungo via Foria e via Toledo verso Piazza del Plebiscito, per il presepe vivente. Una città che davvero così non esiste più! E che di certo, nel lontano dopoguerra, somigliava ancora a quella che era nei secoli passati, persino in quelli lontanissimi del tardo antico, di cui il professor Belting è uno dei massimi esperti, avendo scritto per primo sulle basiliche di Cimitile. Sto scrivendo di secoli lontani, in questo periodo, e l’incontro voluto dal caso benevolo mi ha veramente rallegrato.  Il libro di Noteboom è prezioso, non solo per la sua qualità d’autore, indiscussa, ma per il fatto di raccogliere notazioni sulle tombe di tutti i più grandi scrittori e di avere in copertina la foto della tomba di Cortàzar. Già questo me lo avrebbe fatto acquistare a scatola chiusa. Hebel è un classico che mi mancava: rileggevo Benjamin e l’ho trovato citato. E poi rileggevo Calvino e riecco Hebel. Insomma, sto colmando la lacuna. E Faber mi piace, mi sono piaciuti gli altri libri, speriamo che questo sia all’altezza.
 
C’è  un libro in particolare che le piace rileggere? O regalare?
Rileggo diversi libri per farmi felice e, se sono ancora in commercio, spesso li regalo....

Leggi l'articolo completo sul sito del gruppo di lettura della Biblioteca di Segrate

 

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