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La Babilonese: la recensione di Glicine

Babilonese Glicine

La rivista culturale Glicine recensisce il nuovo romanzo di Antonella Cilento, La babilonese (Bompiani). Questo l'inizio:

Romanzo di romanzi, vicenda in cui il romanzo storico si amalgama al romanzo fantastico in un intreccio avvincente, storia di amore e vendetta che si perpetuano nei secoli, riflessione sulla memoria, sulla sua labilità, sul desiderio insito nella specie umana di conservarla e preservarla e tramandarla ai posteri, sul rischio sempre in agguato di perderla. Ma anche digressione metanarrativa sulla mancanza di una voce femminile nella tradizione letteraria capace di dire ciò che le donne vivono e sentono.

È questo e tanto altro il nuovo romanzo di Antonella CilentoLa babilonese, edito da Bompiani. Vertiginoso e affascinante, il recente lavoro della Cilento è una matrioska di storie, un susseguirsi di sei quadri narrativi, sei cerchi concentrici persi tra le onde del tempo.

La trama prende avvio nella Ninive del VI secolo a. C. dove troviamo Libbali, bella e infelice moglie del re assiro Assurbanipal (a noi meglio noto col nome di Sardanapalo). Assurbanipal è ricco e potente, è colto e ha messo insieme una grande biblioteca, una delle più importanti del mondo antico, ma è anche aggressivo e per nulla interessato alla moglie: “Il re è un leone, è un toro, è un’aquila. E si accoppia con altri uomini, salvo metterla incinta una volta l’anno. Per quel che ne sa lei, ha fatto lo stesso con le regine precedenti. Tante mogli, tutte piegate e ingravidate. Lei ha avuto questo onore quattro volte in sei anni. Adesso ha ventuno anni e fra una decina d’anni sarà vecchia, forse morta. E il suo destino toccherà a una delle sue figlie o a tutte: per Ninlil, Nintu, Ninmah e Uttu un re, un magistrato, un mago caldeo”.

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