Solo di uomini il bosco può morire: la recensione su Huffington Post
Gianni Montieri recensisce l'ultimo libro di Antonella Cilento, Solo di uomini il bosco può morire (Aboca) sull'Huffington Post
Alcuni estratti:
Cos’è questo libro, allora, un memoir? È di certo anche questo, ma trattandosi di Antonella Cilento è qualcosa di più: qui leggiamo un saggio sull’ambiente e su cosa significhi (ancora) sentirsi umani e agire da tali, ne leggiamo un altro di storia, muovendoci tra Cuma, Averno, il Monte di Procida, Miseno, l’isolotto di San Martino, seguendo le vicende di guerre, tradimenti, invasioni, tesori nascosti, sotterfugi, vulcani in attesa e un mare stupendo. Infine, leggiamo un romanzo perché nell’immaginario di Cilento i cavalli di epoche lontane si mescolano a quelli che si muovono oggi sulla spiaggia deserta, compaiono volpi e antiche usanze a loro collegate. E quando leggiamo del giglio di Cuma ci incantiamo perché esiste, eppure lo riconosciamo bello come solo in un romanzo può essere.
Solo di uomini il bosco può morire è sul serio un libro sulle scelte, individuali e collettive, di vita, di pensiero, di libertà raggiunte o meno, di visione inesistente sui giorni a venire. Se la foresta muore solo per mano nostra, anche noi così moriamo, e – ci dice Cilento – lo facciamo scegliendo ogni giorno un modo sbagliato di stare nel paesaggio, di spostare la morte, appunto, più in là.
Antonella Cilento ha di nuovo pubblicato un libro da cui trarre qualcosa, offrendo un suo punto di vista su questi ultimi anni; un libro, soprattutto, bello, armonioso.