antonella cilento

Il sole non bagna Napoli: la critica

Le note di presentazione parlano di un reportage letterario, ma nelle 160 pagine del libro c'è di più: ci sono guizzi di sguardo sul passato e il presente, una umanizzazione di architetture e luoghi, una rincorsa di visioni, le creature fantastiche da sempre presenti nel racconto di Napoli, un caleidoscopio di cunti, storie, fabule, rescoconti dei più grandi scrittori di tutti i tempo, suggeriti dalla città.
Cilento oltre che scrittrice, è davvero lettrice selvaggia ed estrae dall'immenso pozzo delle sue letture una serie infinita di suggestioni (...)
L'oscurità è condizione di magia evocata dal "romanzo che non c'è", borgesianamente citato da Alexandre Dumas, da Douglas e da molti altri, ma che forse nessuno ha letto: Napoli senza sole, che insegna un itinerario per percorrere la città restando sempre all'ombra, lo stesso delle passeggiate di Herling e del suo romanzo sul campanaro di Santa Chiara.
Titti Marrone, Il Mattino
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Quando sembra che, dopo aver letto tanto su Napoli, la conosci un po’ di più, compare un libro come questo di Antonella Cilento e ti accorgi che non solo ne hai a scalfito appena la superficie ma che le profondità restano inaccessibili. Pur avendo in mente i luoghi e perimetri, le radici di alcune storie saltano fuori all’improvviso, come la presenza di un monastero e di un abate sull’isola di Nisida! Le citazioni letterarie e i riferimenti a tanti scrittori che hanno raccontato di Napoli rendono denso e intrigante il testo. Il titolo parafrasa quello più famoso di Annamaria Ortese, scrittrice di riferimento della Cilento (nostra amica) insieme a Matilde Serao e Fabrizia Ramondino che pur amando Napoli l’hanno cantata in maniera dolente. E poi ci siamo noi, la nostra beata Maria Lorenza Longo e quella sua splendida opera di carità che è l’ospedale Incurabili. Parole di lode per la nostra fondatrice e per quel gruppo di donne, Giulia Gonzaga, Vittoria Colonna e in tempi più recenti Jeanne de Thouret, che seppero unire l’inquietudine religiosa, la ricerca letteraria e la fattiva carità per rendere Napoli più bella, più sana e più ricca.
Rosa Lupoli, L'osservatore romano
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Il titolo del più recente – e molto bello – libro di Antonella Cilento, oltreché essere un omaggio ad Anna Maria Ortese, dichiara il vero. Come racconterà la scrittrice, Napoli è una città attraversata più dall’ombra che dalla luce, un luogo in cui il chiaroscuro - sia sul piano immaginario che su quello reale – domina, se non addirittura trionfa. Cilento a un certo punto scrive che si tratta di una città piovosa. Lo avreste mai detto voi che, in ogni angolo del mondo, avete ascoltato e magari cantato, chiste è ‘o paese do sole, chiste è paese do mare? Ebbene non è il paese del sole, come racconta Cilento, non è quello del mare, come ha scritto Ortese. Non del tutto, almeno. Il sole non bagna Napoli, edito da Bottega Errante Edizioni, è un racconto della città ricco ed emozionante, un attraversamento del capoluogo partenopeo a più strati, sia andando indietro nel tempo, sia camminando, sopra e sotto, per vicoli e vicarielli.
Gianni Montieri, Huffington Post
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Napoli nello specchio delle scrittrici e degli scrittori che l’hanno attraversata, pensata, scritta. E anche di quelli che non l’hanno mai vista, ma l’hanno tenuta nel cuore e nella mente come un sogno.
Antonella Cilento, con Il sole non bagna Napoli, ci regala un nuovo viaggio nella città, nelle sue luci e soprattutto nelle sue ombre; ma anche nel buio che coglie d’improvviso l’autrice – il crollo di una rètina – e le permette di volgere lo sguardo dentro se stessa, nei suoi ricordi, dall’infanzia all’età adulta. Già in Solo di uomini il bosco può morire, sua penultima fatica, Cilento ci aveva incantate con la capacità di mescolare eventi personali (un viaggio col compagno nella Foresta di Cuma), vicende storiche, pensieri e racconti. Lo stesso fa con quest’ultimo romanzo, stavolta cercando la compagnia – e un dialogo continuo, serrato, con altre scritture.
Ne risulta un quadro inedito, della città e dell’autrice. Un approfondirsi delle ragioni che, in ogni romanzo della scrittrice napoletana, ci portano a rivalutare qualsiasi immagine precedente avessimo di Partenope, delle sue vicende storiche e della sua anima.
Nadia Tarantini, Leggendaria
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Non è facile parlare di questo libro, anche se nel risvolto di copertina è definito "un reportage narrativo sulla città di Napoli". Ma evidentemente c'è reportage e reportage. E questo è realizzato partendo non da luoghi ma da parole: le prime sono occhi, ossa, balconi: è che suggeriscono percorsi analogici e suggestivi. Soprattutto, in sintonia con la temporanea cecità dell'autrice, causa un intervento agli occhi, dal libro viene fuori una città che, in spregio della tradizione canora, poetica e proverbiale, è spesso scura e oscura, anche per quei palazzi troppo alti nei "vichi" troppo stretti per cui il sole non arriva a bagnare Napoli, esattamente come accadeva al mare di quella Ortese così amata e citata da Antonella Cilento in questo prezioso e imperdibile racconto della città, realizzato anche attraverso le rappresentazioni letterearie teatrali o pittoriche di tanti letterati e artisti che qui sono passati o hanno visssuto...
Bernardina Moriconi, Leggere tutti
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La scrittrice Antonella Cilento traccia una mappa misteriosa e veritiera di Napoli. Raccontandone il mito (soprattutto letterario) ma senza mai nasconderne la realtà e le contraddizioni.
«Occhi, occhi e ancora occhi». Questione di occhi. Di sguardo. Di visione; cioè di occhi della mente. E allora Napoli può squadernare davanti a chi la osserva il famigerato paradiso abitato da diavoli come può configurarsi ammaliante sirena folle d’amore. Può far storcere il naso alla sensibilità erotizzata del lombardo Alberto Arbasino o conquistare il veneto Guido Piovene, che nel Viaggio in Italia la esalta per il tramite della sua cucina: «semplice e mitologica»; e chiosa con acume: «L’archeologia a Napoli ha segreti con la mensa». Può offrire l’amorfo presepe congelato intorno ad alcune figure stereotipate – la pappetta precotta da ammannire al turismo di massa – o sgomentare chi ne percepisca il crudo, inestricabile sodalizio con la morte.
Guliano Capecelatro, Succede oggi
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Un reportage narrativo sulla città più raccontata e chiacchierata al mondo: dal momentaneo buio di un distacco di retina, Antonella Cilento entra nelle ombre di una città dove tanto il sole quanto il mare sono apparenze esterne. Napoli, attraversata dal centro alle periferie e lungo i suoi innumerevoli strati temporali, riappare da parole di scrittrici e scrittori, da Felix Hartlaub a Fabrizia Ramondino, da E.T.A. Hoffmann a Eduardo De Filippo, da Giuseppe Montesano ad Anna Maria Ortese e molti altri. Mappe, decumani, specchi, giardini pensili, pavimenti, maghe, picari e madonne ricompongono un puzzle vivente di una creatura, forse femmina, molto antica, sfuggente e notturna: è fatta di carta, è solo immaginaria? Con gli occhi chiusi o al sole, da lontano e da vicino, Napoli sorprende e cattura, qualche volta inganna.
Livio Partiti, Il posto delle parole
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In questo libro, Napoli non è solo una città fisica, ma un’anima viva fatta di contraddizioni e stratificazioni storiche. L’Autrice esplora le sepolture ellenistiche, le chiese barocche e i quartieri d’epoca fascista, offrendo al lettore uno sguardo intenso e penetrante sulla città. Dai pontili alle pestilenze, dai lazzaretti agli affacci sul golfo, ogni angolo di Napoli è raccontato con una ricchezza di dettagli che rende tangibile la sua storia e il suo spirito unico.
Ciò che rende questa guida così straordinaria è la sua capacità di andare oltre le apparenze, scavando nelle profondità dell’animo napoletano e mettendo in luce le contraddizioni e le ambiguità che caratterizzano la città. Attraverso le parole di scrittori dimenticati e noti, Cilento dipinge un ritratto vivo e vibrante di Napoli, rivelando le sue molteplici sfaccettature e le sue innumerevoli contraddizioni.
AgoraNews (recensione non firmata)
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