antonella cilento

Aboca, 2023

">Solo di uomini il bosco può morire

Aboca, 2023

Solo di uomini il bosco può morire - Antonella Cilento

Eppure, la foresta e la dea che abita Cuma accolgono gli esuli.
"Solo di uomini il bosco può morire" può morire cerca di restituire la frontiera da cui la natura ci spia e in cui possiamo ancora rinascere.

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Solo di uomini il bosco può morire: la critica

Con l'inchiostro dell'invenzione letteraria, della ricostruzione storica, della favola allegorica e del reportage-denuncia, nel suo utimo libro "Solo di uomini il bosco può morire" (edizioni Aboca, pagine 272, euro 18) Antonella Cilento intreccia passato e presente un uno spazio-tempo sospeso. Conduce il lettore in un viaggio veso un altrove vicino e lontanissimo che ha del magico, perché si trasforma in un nostro luogo interiore. È la foresta regionale di Cuma: chi è nato a Napoli l'ha sotto gli occhi ma per lo più non la vede o la lambisce solo frequentando i ristoranti della zona (...)
Titti Marrone, Il Mattino
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La foresta di Cuma, misteriosa e nascosta, ai piedi dell'altura su cui si erge l'acropoli della città antica dondata dai coloni greci, è la protagonista del nuovo libro di Antonella Cilento, Solo di uomini il bosco può morire (Aboca). Non la conosce quasi nessuno, questa foresta, ma sta lì da millenni, stupefacente reperto vivente di quella che era la riccheza della vegetazione sulla costa settentrionale della Campania prima del saccheggio dissennato dell'uktimo secolo. Straordinariamente presente e incredibilmente antica, la foresta è il luogo in cui la scrittrice si immerge e si perde con il marito Paolo, in un viaggio che è insieme fisico e metafisico.
(...) Limpida e decisa, la scrittura di Antonella Cilento si muove fra rigore documentario e saldezza argomentativa senza rinunciare a un impianto narrativo solido che ama indugiare, come è da sempre nelle sue corde, nel piacere della parola sensuale e dell'allusion arguta. L'amore per la sua terra, la passioe civile e l'urgenza etica vibrano in ogni parola. Scintille di entusiasmo contagioso.
Armida Parisi, Roma
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Solo di uomini il bosco può morire: l'incipit

LA TAZZA DI DIO

È il cielo sopra Cuma come una gigantesca tazza di finissima porcellana dentro cui scorrono, silenti, le nuvole. Questa tazza appartiene a Dio, che attende di bere il mare. Da tempo indefinito Dio la tiene capovolta, rimanda il suo tè, così il mare è caduto sulla terra e le acque ospitano piante e animali. Nella tazza volano gli uccelli e passa il cielo: tutto è lento, mentre la luce vi splende, eterna. Di notte, vi brillano le stelle. Il giorno in cui Dio sollevasse la tazza, la terra, scoperchiata, morirebbe. Viviamo, quieti e ignari, sotto la tazza di Dio. Per il cielo di Cuma, per le sue piante, per la sua foresta vale quel che scrive Wen Zhenheng nel Trattato sulle cose superflue: “Si dovrebbe poter scrivere con la perfezione delle cose superflue, azzurre come il cielo, sottili come la carta, splendenti come uno specchio e sonore come un campanello.

1.

Ho iniziato ad andare nella Foresta di Cuma quando ho compiuto cinquant’anni. Li ho compiuti nel novembre del primo anno di peste, ventesimo del nuovo millennio, l’anno in cui ho iniziato a vedere che il mio destino si ripeteva, compiva un cerchio e s’allargava, come fanno i cerchi nel tronco degli alberi.

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La caffettiera di carta: l'incipit

Stanotte ho messo sul fornello una caffettiera di carta.

Il fuoco la bruciava, anche se il cartone di cui era fatta era spesso, azzurro come quello delle scatole per lo zucchero di una volta.

Mi sono svegliata pensando a come bollono le storie.

Mi ha sempre colpito la quantità di caffè che testimoni e fonti dichiarano bevesse Balzac per scrivere. Fino ai quarant’anni, benché napoletana, non ho bevuto mai caffè, mi dava tachicardia. Dopo, ho iniziato con moderazione, come ogni vizio che si prende in età matura, ma ho sempre capito Balzac e le sue ansie. Il lavoro instancabile che va dalla mattina alla sera, scrivere, rileggere, annotare, correggere, riscrivere. Nel suo caso, con una stamperia sempre a disposizione e pazientissimi editori pronti a ogni intervento e cambiamento. Un caffè al giorno e posso smettere quando voglio: le ragioni dei drogati.

Da giovani, il tempo che abbiamo a disposizione per scrivere e fare avventure ci sembra infinito; poi, a gran velocità, mentre consumiamo la candela da entrambi i lati, facendo e disfacendo, si assottiglia. Balzac è morto assai giovane, tragicamente malato, in ogni caso ha lasciato una mole di capolavori impressionante.

Molte persone vengono ai miei corsi con un disturbo temporale: vorrebbero recuperare il tempo perduto, vorrebbero imparare, vorrebbero avere successo. Quando scoprono che tutto quel che vogliono è un’ossessione al limite del patologico e tutto quel che c’è da imparare è una profonda conoscenza di sé, che ci mette in discussione sin dalle fondamenta, il tutto condito da una disciplina ferrea, recalcitrano. Ma come, ci avevano fatto credere che scrivere fosse facile.

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