antonella cilento

Isole Senza Mare: l'incipit

Da una finestra ha spiccato il volo.

Ha lasciato Aldo addormentato, che si rigira nei disturbi dell'asma

Tutte le notti la chiama: Nina, sto male, non respiro. E lei si alza in fretta a cercare lo spray. O lo scuote forte con una mano, come se questo bastasse a far passare la crisi. Ma una notte, invece di cercare lo spray o di scuoterlo, Nina si è alzata in silenzio. La pressione è alta, ha dimenticato di prendere le pillole che sono sul comodino. Passa davanti ala cucina, entra nel bagno di mattonelle rosa e siede alla finestra che si affaccia nel cortile. Dal bagno il mare dell'isola non si vede. Si guarda intorno con la sua faccia di vecchia spaventata, il grande neo nero sulla guancia, vezzo di un'altra età, poi, avvolta nella camicia di flanella, rosa come il bagno, si lascia andare.

Il suo corpo tondo rimbalza sulle corde dei panni tese al piano inferiore, che rallentano la caduta. Nina vola giù cme un angelo grasso, uno di quelli che nelle grandi composizioni restano sulo sfondo. Due segni, una veste che fugge. E' il mese di gennaio, fa freddo. Aldo, risvegliato dal baccano dei vicini, si affaccia poco dopo. Sono le cinque del mattino.

Ma non era morta, quella volta. Invece, qualche tempo dopo, era toccato, ad Aldo e Nina, rimasta sola, aveva bevuto il Vernel. Inés, la cameriera, l'aveva trovata in cucina. Il detersivo aveva coperto il pavimento e lei era spiaggiata nella schiuma. Era venuto un elicottero a prelevarla dall'isola, perché nel paradiso turistico di La Maddalena c'era solo l'ospedale militare, come negli anni lontani della guerra, come sull'Asinara, forse perché tutte le isole, ala fine, non sono che carceri.

A Sassari l'avevano tirata fuori dal coma a fatica. Aveva le natiche bruciate dal solvente. C'erano voluti due mesi perché ricominciasse a mangiare cibi solidi: come in un'infanzia tardiva, deglutiva solo latte e brodini, parlava poco, i ricordi sbriciolati iniziavano e subito si perdevano. Ma il nome di Aldo era nei pianti frequenti, dietro i passi lenti lungo la corsia, nel giocherellare ossessivo con la fede sarda attorno al dito.

Ho iniziato a scrivere questo libro quando Nina, pochi mesi dopo, è morta.

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