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Il piacere infinito della scrittura. L'intervista ad Antonella Cilento di Maria Attanasio

intervista attanasio cilentoE' stata pubblicata qualche giorno fa, sul sito della Società italiana delle letterate una lunga e bella intervista ad Antonella Cilento della poetessa e scrittrice Maria Attanasio. Ne pubblichiamo l'inizio con il link all'intervista completa.

 

Scrivere è questo, credo: aprire un canale e risuonare.
E tutta l'umanità risuona tramite noi.
(Antonella Cilento)

 

Non sono un'intervistatrice neutrale. E tanto meno con Antonella Cilento, a cui un lungo rapporto di amicizia mi lega fin da quando nel 2000, a Salerno, in una serata ottobrina di pioggia e reading di poesia, per la prima volta ci incontrammo. E da allora- nonostante il divario generazionale: potrebbe essermi abbondantemente figlia- l'inizio di una condivisione intellettuale e di una convergenza di sguardo, che, pur con differenti modalità espressive, ci rende sorelle e contemporanee nella scrittura. Che, per Antonella, è passione e missione, quotidianità e immaginario creativo, passando, senza soluzione di continuità, dall'impegno lavorativo nel laboratorio di scrittura La Lineascritta – da lei fondato più di vent'anni fa – all'ideazione e alla stesura di saggi, pamphlet, romanzi, ambientati nella contemporaneità o storici, come l'ultimo, Lisario o il piacere infinito delle donne.

Definirlo un romanzo storico è però limitativo. Quest'ultima opera di Antonella Cilento sfugge a una collocazione di genere: è trans-genere, in essa coniugando l'avvincente leggerezza di trame e avventure di un feuilleton allo spessore problematico e di pensiero del romanzo storico, la tensione espressiva di un erotismo misterioso e impossedibile –quello del piacere femminile- a un pastiche linguistico, dove –su una linea di ricerca che da Gadda arriva a Consolo- confluiscono iperrealismo e letterarietà, neologismo e dialetto, traboccanza barocca e deformazione espressionista. Protagonista del romanzo è Lisario, una nobile e giovanissima ragazza, da mesi dormiente e da anni muta per un'operazione sbagliata. Manipolandola sessualmente fino all'orgasmo, Avicente Iguelmano -un medico ciarlatano in cerca di fortuna- la sveglierà, ricevendola dai genitori come ricompensa in moglie; una manipolazione non d'amore, ma di dominio e sprezzante possesso, di cui la ragazza, risvegliatasi, prende coscienza, energicamente perciò rifiutando di diventare cosa e morboso oggetto di osservazione di Avicente. Non ha la parola Lisario, ma dal fondo del Seicento fa sentire energicamente la sua voce, il suo no all'abuso sessuale e alla coazione sentimentale, attraverso il linguaggio pulsante del corpo, e la consapevolezza liberatrice della scrittura. E' l'inizio di un'avventurosa storia con inseguimenti, fughe, colpi di scena, e tanti personaggi- artisti, banchieri, notomisti, nobili, popolani- in una Napoli picara e seicentesca, storicamente in bilico tra rivolte sociali ed epidemie. Solo un remoto e romanzesco scenario?

In quest'epoca, più d'ogni altra, l'immagine, più che la sostanza, faceva conto e, sotto l'immagine, plurali, le sostanze" scrivi in Lisario o il piacere infinito delle donne, a proposito del Seicento, fondale storico di questo tuo ultimo romanzo; un giudizio che rappresenta però esattamente anche la contemporaneità. Il romanzo storico, dunque, come scrittura della presenza, qui e ora?

Sì, ogni romanzo che aspiri ad essere opera – e non mera auto rappresentazione dell'autore o cronaca dell'istante – credo tenti di parlare in modo sovratemporale e, per farlo, deve necessariamente calarsi in un'epoca, in un ambiente, nel dettaglio anche infinitesimale del quotidiano per rendere il transeunte simbolo, segno che travalica i secoli: penso sempre che amiamo i grandi romanzi storici, da Banti a Yourcenar, da Consolo al tuo stesso bellissimo lavoro, Maria, proprio perché ragionano dell'uomo, del cuore dell'uomo, come avrebbe detto Flannery 'O Connor, e, insieme, ci mostrano che il tempo è circolare, che le azioni, i comportamenti, le filosofie e le mode, insomma la natura umana, si ripetono, non mutano. Ho scelto per Lisario il Seicento proprio perché è il secolo in cui si annunciano i disastri del nostro presente: non sono certo la prima, con le dovute differenze poiché il secolo nel mio caso è visto da Sud e da una donna, ma è ovvio, il solco di Manzoni è il tracciato: su Repubblica, credo, Starnone ha detto, in occasione dello Strega, che in fondo i Promessi Sposi sono un romanzo sul 1821. Di questo secolo, che compare e scompare in molti altri miei libri, mi interessa il forte contrasto fra luce e ombra narrato dalla pittura che si riflette nella storia politica e in quella economica, tragiche entrambe. Del resto, è il secolo di Cervantes, della politica cortigiana e vile, così tristemente simile alla nostra; degli abusi di potere; degli imperi globali, come quello spagnolo, che succhiano risorse ai mondi terzi: il Meridione colonia magnifica, giardino e granaio, fonte dell'antico impoverita fino alla rivoluzione. E' il tempo delle rivolte mancate, come sempre a Napoli, Masaniello celebre in tutta Europa ma manovrato e distrutto da quello stesso popolo che sarà sanfedista nel 1799. È il secolo dove il corpo della donne viene esibito senza veli, erotico e sottomesso, abbondante, poiché la grassezza indica ricchezza e sopravvivenza a epidemie, guerre e carestie, proprio come oggi il corpo delle donne è di continuo sfruttato ma esposto nella sua magrezza, l'anoressia malattia dell'abbondanza e sintomo del potere sottratto alla donna nella società e da lei esercitato sul suo stesso organismo (ho l'unico potere di affamarmi e morire). È il secolo in cui nasce la scienza, ancora mescolata all'alchimia, ma dove lo strapotere dei medici cialtroni preavvisa la trasformazione che avverrà: la scienza nuova religione. La paura della morte raccontata nei memento mori è identica alla nostra ansia di restare sempre giovani, di nascondere la morte negli ospedali. Lisario è, quindi, come i suoi coprotagonisti una donna d'oggi e, insieme, una perfetta rappresentante del secolo delle preziose, delle signore che iniziano a scrivere in Francia e che, non a caso, scrivono favole, come infatti parafrasi della Bella Addormentata è questo romanzo.... (continua)

Leggi tutta l'intervista sul sito della Società italiana delle letterate

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